BLOG ALIMENTARE VETERINARIO
La nutrizione veterinaria secondo MyVetDiet
Il blog sullo stile di vita sano e consapevole da far adottare ai nostri amati cani e gatti.

Nutrienti, Patologie, Terapia dietetica

Strategie nutrizionali in corso di urolitiasi da urati d'ammonio.


mercoledì 2 dicembre 2020


Strategie nutrizionali in corso di urolitiasi da urati d'ammonio

Gli uroliti da urato d'ammonio si verificano quando la concentrazione urinaria di acido urico, e di ione ammonio, risulta aumentato

Generalmente, l'acido urico che deriva dal catabolismo delle purine viene efficacemente convertito, ad opera dell'enzima epatico uricasi, in allantoina, sostanza molto solubile che viene escreta dal rene ed eliminata attraverso le urine.

La concentrazione sierica di acido urico deriva principalmente da due fonti di nucleotidi purinici: una esogena dovuta alle purine presenti nel cibo e una endogena dovuta alla biosintesi di purine necessarie per la sintesi di acidi nucleici.

Le purine vengono poi degradate con conseguente formazione di ipoxantina, convertita per azione dell'enzima xantina-ossidasi in xantina, e poi in acido urico. Quest'ultimo, come detto in precedenza, viene poi convertito dall'enzima uricasi in allantoina escreta, poi, con le urine.

Tuttavia, in alcuni soggetti, questa conversione non avviene in maniera efficace con conseguente aumento della concentrazione sierica di acido urico.

Nei cani di razza Dalmata, ad esempio, nonostante l'uricasi sia presente a livelli normali, la trasformazione dell'acido urico in allantoina risulta poco efficiente (soltanto il 30-40% riesce ad essere convertito in allantoina) a causa, probabilmente, di un difetto autosomico recessivo. Il risultato è un aumento dei livelli sierici e dell'escrezione urinaria di urati.

Inoltre, in questa razza, anche il riassorbimento dell'acido urico a livello dei tubuli renali è meno efficiente che nelle altre razze.

La conseguenza è un aumento della concentrazione urinaria di acido urico con predisposizione alla formazione di uroliti da urati (prevalentemente urati di ammonio).

I calcoli di urati non sono, però, una prerogativa della sola razza Dalmata, ma esistono anche altre razze, come i Bulldog inglese, lo Schnauzer nano, lo ShihTzu e lo Yorkshire terrier, che sembrano essere predisposte allo sviluppo di questa patologia. Inoltre, esistono alcuni fattori di rischio che possono facilitarne lo sviluppo in animali di qualunque razza. Tra questi ultimi vanno ricordati la presenza di shunt portosistemici (sia congeniti sia acquisiti) o di gravi disfunzioni epatiche che impediscono al fegato di convertire in maniera efficiente l'acido urico in allantoina.

Anche l'acidità delle urine sembra rientrare tra i fattori di rischio per lo sviluppo di questi uroliti, poiché, la solubilità delle purine, ed in particolare dell'urato di ammonio, dipende dal PH, risultando meno solubile in PH acido.

Nei soggetti che presentano uroliti di urati d'ammonio il primo approccio terapeutico dovrebbe essere quello di tentare una dissoluzione medica. Quest'ultima deve avere come scopo principale quello di aumentare il PH urinario e ridurre le concentrazioni di acido urico (e ammonio) nelle urine. Il primo passo deve quindi essere quello di improntare una corretta strategia dietetica.

Un piano nutrizionale corretto per dissolvere i calcoli di urati (e successivamente per ridurre i rischi di recidive) deve, innanzitutto, contenere una ridotta quantità di purine.

Questo scopo si può ottenere attraverso una restrizione delle proteine assunte con la dieta, mantenendo la quota proteica della dieta tra il 10 e il 18% su sostanza secca. L'NRC indica come quantità minima di proteine raccomandate per un cane adulto il 10% su sostanza secca mentre FEDIAF il 18%. Di conseguenza effettuare una restrizione proteica troppo severa può risultare "pericoloso" per un animale, soprattutto se protratta nel lungo periodo, per l'elevato rischio di una carenza amminoacidica ed in particolar modo di taurina. Ciò può essere evitato preparando un piano nutrizionale con moderato/ridotto contenuto proteico (18-20 % S.S.) in cui gli ingredienti utilizzati siano alimenti a basso contenuto di purine. Vanno perciò evitate le frattaglie, il pesce (in particolar modo il salmone, le sardine e il tonno) e ridotto al minimo (se non addirittura evitato) l'utilizzo della carne. Le fonti proteiche alternative che invece possono essere utilizzate sono le uova e i latticini. I legumi, invece, rientrano tra gli alimenti a contenuto medio di purine.

Tra le verdure andrebbero evitati gli asparagi, il cavolfiore e gli spinaci.

Pane, pasta, patate, riso e cereali rientrano tra gli alimenti a basso contenuto di purine.

Come accennato in precedenza l'altro scopo della terapia medica deve essere quello di alcalinizzare le urine per aumentare la solubilità delle purine e ridurre la concentrazione di ioni ammonio. Le diete povere di proteine hanno già di per sé un effetto alcalinizzante sulle urine, tuttavia, può essere necessario somministrare degli agenti aggiuntivi, come per esempio il citrato di potassio al dosaggio indicativo di 75 mg/kg ogni 12 ore. Anche il bicarbonato di sodio (25-50 mg/kg ogni 12 ore) rientra tra gli agenti alcalinizzanti, tuttavia, il suo utilizzo implica un aumento significativo della quantità di sodio assunta dall'animale, che in alcuni casi, combinandosi con l'acido urico, può favorire la formazione di urati di sodio. Inoltre, un eccesso di sodio induce un aumento dell'escrezione di calcio nelle urine, fattore che può predisporre allo sviluppo di uroliti di ossalato o di fosfato di calcio.

In ogni caso la dose di agenti alcalinizzanti da utilizzare deve essere modulata in base al soggetto e al PH urinario pretrattamento, e deve essere aggiustata in seguito ad un monitoraggio frequente del PH delle urine, affinché quest'ultimo venga mantenuto tra il 7 e il 7.5. Valori superiori al 7,5 andrebbero sempre evitati, sia perché promuovendo la formazione di depositi secondari di fosfato di calcio, ostacolano la dissoluzione dei calcoli, sia perché può predisporre alla formazione di calcoli di struvite.

Ovviamente, come per qualsiasi tipo di calcolo urinario, è importante stimolare l'assunzione di acqua al fine di ottenere urine più diluite e ridurre la precipitazione dei Sali. Per ottenere ciò, può essere indicato aumentare la sete dell'animale inserendo nel piano alimentare del cloruro di sodio. Tuttavia, il suo utilizzo rimane ad oggi un argomento controverso, per il rischio di un'eccessiva assunzione di sodio, che come detto in precedenza, andrebbe evitata in animali con urolitiasi. Di conseguenza la scelta di utilizzarlo andrebbe valutata con attenzione, caso per caso, evitando comunque che la sua concentrazione nella dieta superi lo 0,3% sulla sostanza secca. Un altro modo per far assumere un corretto quantitativo di acqua all'animale è prediligere alimenti umidi, nel caso di un'alimentazione commerciale, o di aggiungere direttamente acqua nel cibo, quando si opta per un'alimentazione di tipo casalingo.

Un altro argomento dibattuto è l'inserimento nel protocollo terapeutico per gli animali affetti da urolitiasi da urati dell'allopurinolo. Quest'ultimo inibisce l'azione della xantina-ossidasi, l'enzima responsabile della conversione di ipoxantina e xantina in acido urico e la sua assunzione rappresenta uno dei metodi più efficaci per ridurre l'escrezione urinaria di urati. Tuttavia, la conseguenza di un suo utilizzo è l'aumento dell'escrezione urinaria di xantina e ipoxantina che può predisporre, nel lungo termine, allo sviluppo di calcoli da xantina. Il dosaggio indicato per la dissoluzione dei calcoli di urati d'ammonio nel cane è di 15 mg/kg ogni 12 ore. Questa posologia andrebbe ridotta in animali con disfunzione renale, dato che l'allopurinolo viene escreto con le urine. In ogni caso il suo utilizzo andrebbe sempre associato ad una dieta povera di purine, proprio per ridurre i rischi di sviluppo di uroliti da xantina, e limitato nel tempo.

Qualora la terapia medica e dietetica non bastasse, potrebbe essere necessario sottoporre l'animale a chirurgia per la rimozione dei calcoli di urati.

Un piano alimentare a basso contenuto di purine, associato in alcuni casi ad agenti alcalinizzanti, è indicato anche per evitare recidive, mentre non dovrebbe essere consigliato di default in soggetti appartenenti a razze predisposte a questa patologia se non hanno mai manifestato episodi di urolitiasi da urati.

BIBLIOGRAFIA:
- Delaney SJ & Fascetti AJ. Applied Veterinary Clinical Nutrition.  (ed.  Fascetti AJ and Delaney SJ. ). 2012 chapter 16
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical  Nutrition 5th edition. ed.   2010, chapter 42
- Pibot P, Biourge V, Elliott D, Enciclopedia della nutrizione clinica del cane, 2007, capitolo 7.


Commenti all'articolo

Lorenzi Dr. Gino - 27 febbraio 2021 alle 22:48

complimenti, bell 'articolo,

Staff MyVetDiet - 1 marzo 2021 alle 12:02

Gentile Dott. Lorenzi buongiorno,

ci teniamo a ringraziarla per i suoi complimenti. Dietro alla scrittura di questi articoli c'è un gran lavoro di ricerca e analisi di quanto presente in letteratura e fa piacere sapere che questo lavoro risulta utile e apprezzato.

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, raccontaci qualcosa di te: sei un utente già registrato al sito?


Sono già registrato su MyVetDiet.it
Sono un nuovo utente e non sono ancora registrato su MyVetDiet.it




Autorizzo ai sensi del Regolamento (UE) n. 679/2016 il trattamento dei miei dati personali
Accetto le condizioni contrattuali di MyVetDiet




Tags

acido uricoallantoinacalcoli da urati di ammoniocalcoli cane alimentazionepurinecloruro di sodiosodiobicarbonato di sodiourati di sodiouroliti di fosfato di calciouroliti di ossalatoallopurinolo